Mentre il produttore fa la sua questua, ai quattro artisti succedono strane avventure: una vedova di camorra chiede a Bednarski di replicare per il marito il monumento funerario che lo scultore ha dedicato a Krzysztof Kieslowski a Varsavia; un idraulico comunica a Kirchoff che la sua installazione alla Certosa di Padula, che raffigura un bagno, perde acqua e va spostata per riparazioni; Kostabi va in giro porta a porta a vendere i suoi quadri che scambia anche con pasti gratis presso i migliori ristoranti di Roma; Lim si innamora di una turista italiana vista a un tavolino del Caffè Greco e decide di seguirla.
My Italy è un film-nel-film, una sorta di folle divertissment dedicato all'aspetto surreale dell'arte moderna e a coloro che decidono di dedicare all'arte la propria vita: non solo scultori e pittori, ma anche cantanti, attori, e soprattutto cineasti. Bruno Colella, regista, sceneggiatore e interprete (nei panni del produttore) di questa commedia fuori formato (e spesso fuori di testa) crea una commedia sui paradossi dell'arte moderna senza mettere in ridicolo gli artisti o i loro seguaci, come hanno fatto Woody Allen o film come l'argentino L'artista.
Colella ha attinto alle sue numerose amicizie e collaborazioni nel mondo del teatro e del cinema affidando a ognuno un piccolo ruolo che porta avanti un frammento della narrazione: attori come Piera Degli Esposti, Alessandro Haber, Lina Sastri, Rocco Papaleo, Luisa Ranieri, Serena Grandi (in un cammeo eminentemente metacinematografico), Sebastiano Somma (strepitoso nella sua inaspettata apparizione kitch) e gli inarrivabili Nino Frassica e Remo Remotti, ma anche molti musicisti della scena napoletana- Eugenio ed Edoardo Bennato, Tony Esposito, Petra Montecorvino, Enzo Gragnaniello, Nicola Vorelli - e qualche "nome" di importazione: uno per tutti, l'attore-regista polacco Jerzy Stuhr.
A collegare le vicende dei quattro artisti protagonisti, e a contestualizzarli nella scena dell'arte contemporanea, è il critico d'arte Achille Bonito Oliva, che qui si rivela anche ottimo interprete comico. My Italy è davvero uno strano pesce: uno spettacolo di arte varia, un diario di viaggio attraverso l'Europa e l'Italia, un omaggio al mondo lunare degli artisti e ad alcune città - su tutte la Roma attraversata dal fantasma di Fellini (e del suo Roma) e una Napoli che respira musica e si nasconde negli anfratti più segreti. Non c'è una trama lineare, né una coerenza stilistica (anche se la fotografia di Blasco Giurato fa del suo meglio per unire i puntini) e My Italy resta caotico e sbullonato, una commedia sui generis che tracima vitalità e che a tratti fa ridere di gusto.
Nel suo modo scomposto e sgarrupato rende giustizia a un mondo, quello degli artisti, e a un Paese, il nostro, senza capo né coda, che sopravvivono ogni giorno rivelandosi occasionalmente capaci di gesti altissimi e profonda umanità. E i quattro artisti protagonisti, interpretando se stessi, si prestano al gioco con divertita autoironia.